guardare avanti, guardare in tanti

un fabbro che folgora
i bitumi, inventa paralumi,
divide et inquieta la spesa,
guarda dritto e giace
– con sguardo sagace –
nella storia dell’uomo,
il pensiero di un mondo
più libero e più giusto,
lui ride di gusto,

i pesci e tutta la profondità
tutta, bel rimbombo – nel mare –
il silenzio di un tamburo,
la verità di sicuro, il piglio
accinto di chi sa bene
si stringe e diviene – balene –
sassi rotti sotto le scale,
la musicalità succinta, un po’
vergine molto incinta, di chi balla

e Dalla – non ha più decoro –
costringe i rutti a diventare loro
tutti, a raschellare il masno,
a girovagare in coro, più per lui
che per tutti, scatta allora
– pirunpariparappapora – disperato
eroico stoico, gira i gatti e va a
mangiare, che bello tondo il nastro,
attaccare l’asino dove vuole il bue,

– I’ve got the blue – e il fabbro,
guardare avanti guardare in tanti
lo smarrito senso di appartenenza
– che demenza! – l’ultimo giorno da sole,
e la prole, il nutrito rimpasto di parole,
l’unione politica rimboccata, un giudizio
originale, peccato universale, siam soli
in mezzo a tutti, tra il dire e il fare
il dare – chissà se sta già andando Ale? –

(LFrosco  21/07/15)

questo sottofondo di ali nere

questo sottofondo
di ali nere,
mi deridono
mi corrompono
richiamano anni in cui
affollato erigevo
il tuo mancare
il tuo essere tutto ciò
da cui rifuggere,
non preclude ch’io resti
qui a dirigermi, qui
          – mutò il pensiero –
a districare i miei alibi
senza servi né padroni,
ad irridere il mio sentiero.

il tempo non è mai fermo
ad inclusione del tempo perso,
credo ancora mi verrà
da vomitare.

(LFrosco 13-14/12/14
   con due preziosi consiglieri)

luna rosa

e se mi portassi
via con te?

starei a darti
lettere sull’ago
del tempo?

a guardarti
ridere sul lago
nel tempo?

a sognarti mia
ossessione?
persuasione?

la luna nuova.
la luna in tasca.
la luna sorda.

e se mi sognassi
lì con te?

se mi guardassi
luna rosa
su due piedi
svolazzare?

starei a dirti
sei lo specchio
riflesso di ciò
che dovrei?

la luna torna.
la luna invecchia.
la luna sa.

(LFrosco 26/11/14)

tempo di fuggire

è tempo di andare
via da me!
via dai miei sogni,
dalla mia idea
di libertà..

è tempo di capire
chi son io davvero.
– ah, fosse vero.. –
fuggiresti via
da me!

è tempo di ascoltare
urlare, il melograno
in mille spicchi
d’aria dissetare,
le mie labbra stesse..

è tempo di fuggire
via da te, i cerchi
urtare e correr via
da te, corpo strano
dei saltimbanchi..

uno scimmione
senza ragione,
ah, chi son io?
io non lo so!

è tempo di ancorare
le mie branchie
a pezzi, dei miei
seni, note distorte
raggrumate a torto..

è tempo di sortire
effetti altrui,
i lembi in cui
lisciare, sai, il vento
nei capelli in cui..

è tempo di parlare
ai saggi, di irradiare
sogni, d’acqua – sete –
di possederti.. sì, possederti..
via da me!

è tempo di fuggire
via dai se, via da me!
via dai qualunquisti,
tempo di barbarie..
via da sé..

uno scimmione
senza ragione,
ah, chi son io!
io non lo so?

(LFrosco 24/10/14)

il tessitore

                           “e intanto Penelope
                               tesse la sua tela..”

ricordo il sole
all’uscita della scuola,
la vastità della libertà,
di avere il tempo
per non avere il tempo.

ancora oggi che
parcheggio in città
credo di poter essere
in tutti i luoghi – modi –
con la mente a nuotare.

mi perdo in noti giri
con il lusso di chi ha
il tempo per perdere
tempo, per portare
i pensieri in giro – luce –

e mi porto al pensiero
di chi non ha il senso
dell’appartenenza,
il potere di incenerire
tutti gli sguardi – sete –

con un sol colpo rintrona
il mio capo di giorni e di fine
di tempo e di vita
– realtà infinita –
d’altrui cieca la notte.

restituiscono ora i miei occhi
la luce del silenzio,
le parole che non ti ho detto
e che mai ti dirò.
come il tempo.

il tempo..
il tempo di amarti
e di baciarti.
il tempo di schernirti
e il tempo con te.

il tempo dilatato dei corpi uniti
come il tempo di un sol motivo.
il tempo ritrovato per pensare,
il tempo dilaniato da te,
il tempo in cui ambisco a lei.

il mio tempo che trasmuta
la probabilità del nostro.
il tempo perduto di mille me.
il vento che soffia nei nostri mari
e il vento che non soffia più.

il tempo prende e il tempo di dare,
che se non torna, non dona più.
il tempo di camminare a cercare,
il tempo che ricercava me.
il tempio di oracoli sublimi.

il tempo di rubare,
ritornare all’immenso cielo
in cui pianto è seduzione.
il tempo in cui tesse la tela
e non se ne può più.

mi tormenta il tempo.
nei secoli dei secoli. amen.

mi torce il tempo
come un argano antico

di gioie e di vite
vissute altrove.

ritroveremo davvero la giusta dimensione
per la percezione delle cose eterne,
la giusta direzione dei sogni
in questo incauto passeggiare
che chiamiamo amare?

il tempo che scegliamo di non passare
è il tempo che scegliamo di non perdere.
non esiste potere sul tempo.
solo la scelta di viverlo dentro
o di passare altrove.

basterà forse un minuto
a comprendere la fine
ma non basterà mai il tempo
a comprendere me
e ad amare te.

                           “e intanto Penelope
                           tesse la sua tela..”

(LFrosco 27/09/14)

image

c’è qualcosa che non va (un insetto sono in questo cielo)

“c’è qualcosa che non va
  in questo cielo.
  c’è qualcuno che non sa
  più che ore sono.
  c’è chi dice qua.
  c’è chi dice là.
  io non ci sono.”

I. ALTRE FORME DI VITA
  (la favolosa storia dei coleotteri)
  
        tu non mi daresti
        la stessa premura.

acido?

        tu non mi faresti
        la stessa cortesia.

metallo?

        come un ragno
        tesse la sua tela

                  mi è crollato
                  il mondo
                      addosso.

basico?

        la mosca è libera
        di ricaderci.

                 quando ho compreso
                 quelle voci indietro

non metallo?

        come un millepiedi*
        cammina senza pensare,

                 in una stanza vuota,
                 la moglie e il tempo.

ti piacciono
le riviste di
una crisi?

        si contorce dal dolore
        se comincia a ragionare.

                 rileggendo un libro
                  ho compre$so me stes$o

ti piace
far morire
i bonsai?

                     mi è crollato
                     il mondo.
                       e adesso?

II. ZERO
  (ovvero la famosa nevicata del ’56)

               denigrata e derisa
                      dalla sfortuna
               e dalla crudele età.

arrampicato su un muro verticale,
la mia ignoranza STA
come una malattia
come una chimera
come un conato di nuove idee
a limare il futuro che non accadrà,
a cercare di scrivere di te,
a mimare il futuro
soffocante, grida
nel mio vuoto,
a ridere di me.

incepisco
ancora
a mirare
lungi dal
farlo, a
incastrare
parole stanche,
a decidere
cosa fare?
cosa dire?
cosa avere?

III. VERTIGO
   (la donna che visse due volte)

sono ubriaco,
sì!

                          MA

ubriaco di                           《》
immobilità,
             ubriaco di
             incomprensione,
                                ubriaco di
                              giri a vuoto,
             ubriaco di
&          ESTETICA
             senza etica,
ubriaco di
emicranie
insopportabili,
             ubriaco di                 #
             LIBERTÀ negate,
ubriaco di
morti annunciate,
                               ubriaco di
                         puttane tristi,
¥                            ubriaco di
                        baci mai dati,
            ubriaco di
            suoni mai uditi,
ubriaco di
seni mai avuti,                       %
            ubriaco di
            occhi abbandonati
                         felici e tristi,
ubriaco di
scale a SPIRALE                 @
            ubriaco di                 ◇
            VERTIGO blu.            ♥

IV.  FUORI DAL TEMPO
  (genealogia della rabbia)

guardo in giro e vedo
confondersi la VERITÀ
continuo a tentare
paure ataviche, membra
endemiche nel mio tempo
migliore.

                a seguire le onde
           la schiuma da barba
               non serve a molto.

                            “se io fossi foco
                            arderei il mondo”

ma a che servirebbe
terra bruciata
da coltivare?
mangiare gli insetti*
è il nutrimento del futuro.
mangiare l’uomo
quello del presente?

guardo in giro e vedo
TE confondersi con la VERITÀ

V.  RISOLUZIONE
(la fine è un nuovo inizio)

un uomo morto
sdraiato sulla terra
inerme, piangerà.

un uomo vivo
sdraiato sulla terra
inerte, riderà.

                       una goccia bagna
                       il viso, nel sole
                       la rugiada

NASCERÀ

un mondo nuovo sarà.
una nuova terra si rivedrà.

“ma noi nn ci saremo
noi
non ci saremo.”

“c’è qualcuno che non sa
  più che cos’è un uomo.
  c’è qualcuno che non ha
  rispetto per nessuno.
  c’è chi dice no.
  c’è chi dice no.
  io non mi muovo.”

(LFrosco 12-14/07/14)

abitudine

ricercarmi
tra le parole
ed i colori.

(LFrosco 03/07/14)

accade il destino

          obbedire, sovvertire, lodare,
          non reagire, saturare,
          non separare mai.
           
comprenderemo mai
l’importanza del silenzio
e del suo significato
al momento intrinseco
di svelarlo?

riusciremo mai
ad esser brume – bitume –
per passeri, di solitudine
nutrito, rinsecchito
bestiame ricurvo?

saremo così scaltri
da carpire il dolore
e tramutarlo in amore?
riuscirò mai a volere
ciò che sono e ciò che è?

          obbedire, salutare, lavorare,
          valorizzare, lobotomizzare,
          non sperare
          mai.

ho pensato di poterlo cambiare.
anche solo per un minuto,
di poterlo controllare.

ho veduto uomini soli
con valigie vuote
ardere al solo pensiero ardito.

ho chiesto soltanto
di poter essere me
finché esisterà un se.

          obbedire, colorare
          sparire, chiarire, cadere
          non pensare
          mai.
           
“un solo nome sarò
a concimar la terra,
ascoltar le gambe”
– ricorsi alla storia
e promisi.

sembra schernire
ogni interpretazione.
soltanto che accade
il destino.

il bruco investe
il suo alato tempo
a costruirsi la gabbia
e quando il guscio
ormai si rompe
non nasce che una
farfalla cremisi.

(LFrosco 25/30-05-14)

la notte ha cambiato umore

è la tristezza
a guidare le onde
verso te,

condannata
ad un gioco di specchi
in un tempo crudele.

sei stupenda
in quei abiti eleganti
come sorrisi.

son rimpianti
di incontri passati,
di amori infranti

per le più alte cause.
di alti ideali ti nutri
triste stupenda fanciulla.

le tue verità non son mai
tali, il gioco di rimandi
ti chiede e ti assorbe

dimentica di ciò che sei
di ciò che eri e di ciò
che diventerai.

cerca ancora il mare
nei tuoi occhi ormai sazi
di falsità e meschine

ingiunzioni, di altre bugie
sarai affranta,
crollerai forse tu?

che ne è stato della donna
che eri, delle battaglie che
vincesti, delle cause perse?

sarai memore in guerra
di che rappresenta
la pace per te?

vivi.
vivi.
vivi e ricorda ciò

che ti porta a passeggiare
ancora col tuo padre
acquisito, ricorda ciò che

incauta cerchi e non abbandoni
mai anche nel pericolo più nero,
ricorda ciò che giovane

cercasti nel tuo lavoro,
costruttrice di sete ora,
ricorda chi sei e chi ancora sai.

hai lo sguardo potente, tu.
distruggeresti l’esercito
se ti ponesse l’occasione

con quel tuo sguardo fiero,
maliziosamente sorridi ma
tristezza sei, nei tuoi occhi hai

la malinconia del mare,
la tristezza del mondo,
la cara vecchia Europa.

resisti.
resisti.
uncinate stelle perderanno

le loro ambizioni di potere.
verranno altre stelle, striscie,
a vincer la guerra e sarà

solo un’altra sporca via
alla libertà di pensiero
che vorranno concedere.

ama.
ama.
sorridi ancora con quei tuoi occhi

tristi, e vivi, resisti, ama
la vita che sarà, perché
sarà la tua.

(LFrosco 30-05-14)

oasi

in nessun luogo
trovai linfa
di me.

sposai l’idea di una
ninfea, bucherellai,
gelo nei pallidi bui,
e mi trovai spogliato
nel mio monolocale.

maledettissimo
io,
– sedicesimo dio? –

mi sorressi alato
nel mio poco locale,
– velo nei pallidi in cui.. –
balzai in nessun
posto, andai
più di un ritorto

un’oasi osai di viavai.

in nessun dono
avrai, ninfa,
da me.

(LFrosco 19/05/14)

Come Non Detto

il blog di Leo Ortolani, che ci teneva tanto, bisogna capirlo

Incauti Accomodamenti

E la luna - in un cielo di poco più scuro - lo guardava dall’alto. Come dimenticare? Egli disse. Altro non esiste che un passo di polvere nella fame del vento. E dopo gridò come un falco e negli occhi l’alveo delle nuvole dove scorre tutto il tempo e nelle mani la sua natura umana, immoderata.

Il regno di newwhitebear

I colori della fantasia

+LoveIsTheDevil+

Peace is for pussies

ITINERARI FILOSOFICI

(Ri)conoscersi per (Ri)pensarsi

internopoesia.com/

Il blog di Interno Poesia

Briciolanellatte Weblog

Navigare con attenzione, il Blog si sbriciola facilmente

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Documentary and fine art wedding, lifestyle and travel photography